Modificato il: 22/04/2024
SCOPRIAMO QUALI PROPRIETÀ TERAPEUTICHE POSSIEDE IL THC, UNO DEI PRINCIPI ATTIVI PRINCIPALI DELLA CANAPA, E PER QUALI SCOPI PUÒ ESSERE UTILIZZATO ALLO STATO ATTUALE.
Quello dell’uso terapeutico della marijuana è un argomento sempre attuale.
Non è un mistero infatti che si stiano raggiungendo obbiettivi importanti riguardo al riconoscimento della cannabis terapeutica (da non confondere con la cannabis light) come sostanza utile alla causa scientifica, ultimo e recente l’eliminazione da parte delle Nazioni Unite della canapa dalla tabella delle sostanze dannose e dagli effetti terapeutici nulli o bassi.
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Nonostante questi piccoli ma significativi progressi la strada che porta all’obiettivo ultimo degli amanti di questa pianta, ovvero rendere la cannabis legale, è ancora molto lunga.
Tuttavia almeno in campo medico, avvenimenti come questo potrebbero permettere un graduale snellimento degli iter burocratici relativi alla ricerca sulle caratteristiche e i benefici del cannabidiolo (CBD) e del delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), i due principi attivi più noti della cannabis.
In questo articolo ci concentreremo sul secondo.
Cos’è il THC e quali sono le sue proprietà.
Il delta-9-tetraidrocannabinolo, comunemente detto THC, come abbiamo già evidenziato è uno dei principi attivi più importanti e presenti nella canapa sativa, nonché quello che in compagnia del CBD, anch’esso appartenente alla famiglia dei fitocannabinoidi, è oggetto di interesse da parte degli scienziati per le proprietà terapeutiche.
Nello specifico, quelle che caratterizzano il THC sono:
- antidolorifica;
- rilassante;
- antiemetica;
- antinausea;
- stimolante dell’appetito.
Poiché agisce in misura maggiore sui recettori di cannabinoidi presenti nel cervello, il THC è causa di alcuni effetti come alterazione dell’immagine e del suono, affaticamento, rilassamento e aumento dell’appetito, che ne fanno una sostanza psicotropa.
Tuttavia essendo atossico e agendo in simbiosi col cannabidiolo, che ne prolunga gli effetti positivi e ne limita gli effetti collaterali, può essere utilizzato in campo medico per il trattamento di diverse patologie, a condizione che ovviamente entrambi i principi attivi rispettino determinati standard.
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Le malattie trattabili con le proprietà del THC.
Le situazioni più comuni in cui gli effetti terapeutici del THC possono essere sfruttati sono:
- Asma.
Secondo uno studio pubblicato in una nota rivista scientifica, gli effetti del tetraidrocannabinolo sui pazienti affetti da questa patologia sarebbero simili a quelli dei farmaci broncodilatatori più comunemente utilizzati, come l’isoprenalina e il salbutamolo.
Se ne consiglia l’assunzione per via orale e non per inalazione, per via del potenziale effetto irritante sulle mucose delle vie respiratorie.
- Vomito e nausea.
Queste due situazioni comuni di malessere possono verificarsi sia a causa di una malattia, sia come conseguenza di alcune terapie volte alla sua cura, e dal momento che lungo tutto il tratto gastrointestinale sono presenti parecchi recettori di cannabinoidi, la cannabis agisce attivamente nel controllo di tali situazioni e nel trattamento di svariate patologie dell’apparato digerente.
- Dolore.
Un altro ramo della medicina in cui il THC viene utilizzato è quello della terapia del dolore, necessaria in varie casistiche che vanno dai pazienti oncologici a quelli in cura per sclerosi, AIDS o affetti da dolore cronico.
La sua somministrazione per gli effetti analgesici può essere introdotta sia in sostituzione di altre terapie (come quelle a base di oppiacei) sia in maniera complementare ad esse.
- Cancro.
Nel trattamento di questa terribile malattia, l’utilizzo della marijuana sta prendendo piede tra gli oncologi in misura sempre più imponente.
Oltre ad alleviare i più comuni effetti della chemioterapia come dolore, poco appetito e debolezza, alcuni studi sugli animali stanno fornendo risultati circa le potenzialità del THC e di altri cannabinoidi nella cura stessa dei tumori, in quanto possono neutralizzare alcuni tipi di cellule tumorali, come quelle dei polmoni ad esempio.
A tal riguardo la ricerca è costantemente all’opera.
- Sclerosi.
Anche per il trattamento di questa patologia e per la spasticità muscolare ad essa dovuta l’utilizzo della cannabis ha riscontrato buoni risultati, tanto che molti Paesi, Italia inclusa, hanno approvato da qualche anno un farmaco orale a base di canapa.
Uno studio ha inoltre definito come alcuni tipi di canapa agiscano con effetti soddisfacenti anche su un altro sintomo della sclerosi, l’incontinenza.
- Alzheimer.
Nel trattamento del morbo di Alzheimer il THC non solo sta dando buoni risultati per quanto concerne la riduzione dei markers e dell’infiammazione, ma anche per l’attenuazione di altri sintomi della malattia, come i disturbi del sonno.
Inoltre secondo alcuni studi la marijuana legale allevierebbe i sintomi della demenza e agirebbe da neuro-protettore contro l’insorgere della malattia di Alzheimer.
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In conclusione.
Allo stato attuale in Italia l’utilizzo della cannabis a scopo terapeutico è rigorosamente regolamentato dalla legge, che ne consente un utilizzo solo per brevi periodi sotto prescrizione medica e qualora altre terapie convenzionali si dimostrassero inefficaci.
Tuttavia dal momento che tra i medici sta aumentando la propensione al suo utilizzo, è plausibile aspettarsi una considerazione sempre maggiore di questa magnifica risorsa.
Ricorda invece che l’utilizzo dell’erba light a scopo ricreativo è vietata dalla legge nella maggior parte dei Paesi, tra cui la Svizzera.
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