Plastica di Canapa: come liberarsi dall’inquinamento da microplastiche

Plastica di canapa contro l'inquinamento

Modificato il: 23/05/2024

LA CANAPA PUÒ ESSERE TRASFORMATA IN BIO-PLASTICA: SCOPRI DI PIÙ SU QUESTO MATERIALE DECISIVO PER LA SALUTE DEL NOSTRO PIANETA

Negli ultimi tempi, oltre ai tantissimi studi che vengono effettuati sulle molecole e le sostanze contenute nella pianta di canapa e canapa light, ci si è concentrati di più anche sulle caratteristiche delle sue fibre ed in particolare sulle sostanze di scarto della lavorazione industriale.

È così che è stata riscoperta la bioplastica, un materiale ecologico dalle mille risorse che, se otterrà l’attenzione che merita, potrà incidere tantissimo sulla soluzione dell’inquinamento ambientale da microplastiche.

Anche se ancora poco conosciuta, la plastica di canapa  è diventata realtà, e pare avere delle caratteristiche a dir poco interessanti, decisamente migliori di quelle della plastica “tradizionale “ che noi tutti conosciamo.

Ma non solo, pare che la bioplastica di canapa sativa sia più vantaggiosa anche delle plastiche vegetali che si sono diffuse negli ultimi tempi, sia dal punto di vista del prezzo che della resistenza alle fonti di calore (che la rendono sicura anche in cucina).

Incredibile vero?

Qui ti spieghiamo come si produce questo prodotto, quali sono le sue incredibili caratteristiche positive e in che modo può incidere sulla salute del nostro pianeta.

Plastica di canapa: come si produce

Plastica di canapa: come si produce e quando è nata l’idea

Come vedi dalle piante di cannabis e cannabis light non si butta via niente.

Oltre a produrre prodotti a base di CBD e altri derivati, con questa pianta è possibile produrre tessuti, prodotti per l’edilizia e addirittura plastica a base di canapa.

Ma come è nata questa idea?

Chi ha pensato alla plastica di canapa e a come produrla?

A livello nazionale spicca certamente un’azienda siciliana, che ha preso spunto da Harry Ford, colui che nel 1941 costruì il primo prototipo di auto realizzato quasi interamente in canapa di plastica.

I giovani catanesi della start-up Kanesis, con uno sguardo rivolto verso il futuro, in un primo momento hanno cercato negli scarti industriali di origine vegetale una soluzione ecologica per la realizzazione di materiali plastici non inquinanti e hanno trovato risposta nelle fibre della marijuana.

Da qui è nata la bioplastica di canapa, un materiale composito che si realizza sostanzialmente dalla lavorazione delle fibre della pianta con altre materie prime biodegradabili (come l’amido di mais).

Il prodotto ottenuto è decisamente performante:

  • è resistente;
  • è sicuro;
  • e non inquina il pianeta.

Ma allora perché nel 1941 l’utilizzo di questo materiale non è decollato?

Nonostante la scoperta incredibile, a quei tempi la divulgazione e lo sviluppo di questa tecnica furono bloccate sia da questioni economiche (il petrolio era nel pieno del suo boom) e perché la pianta di canapa era demonizzata e la sua coltivazione non era ben vista.

Fortunatamente da allora le cose sono migliorate e si spera che d’ora in poi la plastica di canapa possa realmente diffondersi a macchia d’olio, in modo da sostituire la plastica ricavata dal petrolio.

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Plastica di canapa: caratteristiche e settori di utilizzo (per liberarsi dalle microplastiche)

La plastica di canapa, prodotta dalle fibre di questa pianta, oltre a non inquinare l’ambiente ha anche tante altre caratteristiche positive. 

Eccone alcune:

  • è più resistente rispetto alla plastica prodotta dal petrolio;
  • è addirittura 10 volte più resistente rispetto all’acciaio;
  • resiste alle fonti di calore;
  • è molto leggera;
  • è assolutamente non tossica;
  • è molto elastica.
Plastica di canapa: caratteristiche

Insomma, come puoi notare si tratta di un prodotto dalle mille proprietà, decisamente versatile e che può essere sfruttato per la realizzazione di tantissimi oggetti per i più svariati contesti.

Ma più precisamente che cosa si può realizzare con questo materiale ricavato dagli scarti della marijuana e della marijuana legale?

Le caratteristiche della bioplastica di canapa sono particolarmente indicate per la realizzazione di particolari per il settore automobilistico, in particolare la resistenza, l’elasticità e la leggerezza (permette di consumare meno carburante). 

Oltre che per produrre specchietti retrovisori e altri elementi di questo tipo, pare che nelle auto la plastica di canapa possa essere addirittura utilizzata per sostituire la lamiera in acciaio.

A parte che per il settore automobilistico, produrre plastica dalla canapa può essere utile per realizzare attrezzature per l’agricoltura, oggetti di uso comune, componenti per l’elettronica, giocattoli e tanto altro…

Un altro ambito in cui questo materiale avrà certamente largo spazio è quello della stampa 3D, per via della sua versatilità e dei costi più bassi della metà rispetto alle bioplastiche più conosciute come il PLA.

Insomma, il fatto che la bioplastica realizzata dalla canapa possa essere utilizzata in tutti questi settori, fa pensare che l’idea di un futuro basato sull’eco-sostenibilità sia sempre più realizzabile.

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Dati dell’inquinamento da microplastiche e soluzione

Oggi l’impatto ambientale causato dalla plastica tradizionale è davvero devastante.

Secondo uno studio effettuato da WEF (World Economic Forum), pare che fra meno di 10 anni nei nostri oceani si conterà una tonnellata di plastica per ogni 3 tonnellate di pesce, infatti già oggi è stato rilevato un quantitativo di questa sostanza pari a 150 tonnellate.

Sotto diverse forme, le microplastiche sono già entrate a far parte della catena alimentare di animali e uomini e gli effetti sull’organismo non lasciano presagire nulla di buono.

La plastica di canapa può essere un’ottima soluzione per limitare l’inquinamento globale. Non contiene sostanze tossiche come l’acido polilattico, il PBS e il PHA, è biodegradabile e non mette in pericolo la fauna del nostro pianeta.

Insomma, la bioplastica realizzata dalla canapa ha tutte le carte in regola per essere preferita alla plastica chimica e può fare decisamente la differenza per recuperare, almeno in parte, uno scenario naturalistico sempre più in pericolo.

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